• Infezione da Clostridioides Difficile (CDI): difficile sfida ospedaliera

Infezione da Clostridioides Difficile (CDI): difficile sfida...

Infezione da Clostridioides Difficile (CDI): difficile sfida ospedaliera

Clostridium difficile è un patogeno sempre più comune sia all'interno che all'esterno dell'ospedale ed è responsabile di un ampio spettro di eventi clinici, dall'infezione asintomatico alla malattia severa associata a un'elevata mortalità. Clostridium difficile è un patogeno sempre più comune sia all'interno che all'esterno dell'ospedale ed è responsabile di un ampio spettro di eventi clinici, dall'infezione asintomatico alla malattia severa associata a un'elevata mortalità. Clostridium difficile è un patogeno sempre più comune sia all'interno che all'esterno dell'ospedale ed è responsabile di un ampio spettro di eventi clinici, dall'infezione asintomatico alla malattia severa associata a un'elevata mortalità. Clostridium difficile è un patogeno sempre più comune sia all'interno che all'esterno dell'ospedale ed è responsabile di un ampio spettro di eventi clinici, dall'infezione asintomatico alla malattia severa associata a un'elevata mortalità. Clostridium difficile è un patogeno sempre più comune sia all'interno che all'esterno dell'ospedale ed è responsabile di un ampio spettro di eventi clinici, dall'infezione asintomatico alla malattia severa associata a un'elevata mortalità. Clostridium difficile è un patogeno sempre più comune sia all'interno che all'esterno dell'ospedale ed è responsabile di un ampio spettro di eventi clinici, dall'infezione asintomatico alla malattia severa associata a un'elevata mortalità. Clostridium difficile è un patogeno sempre più comune sia all'interno che all'esterno dell'ospedale ed è responsabile di un ampio spettro di eventi clinici, dall'infezione asintomatico alla malattia severa associata a un'elevata mortalità. Clostridium difficile è un patogeno sempre più comune sia all'interno che all'esterno dell'ospedale ed è responsabile di un ampio spettro di eventi clinici, dall'infezione asintomatico alla malattia severa associata a un'elevata mortalità. Clostridium difficile è un patogeno sempre più comune sia all'interno che all'esterno dell'ospedale ed è responsabile di un ampio spettro di eventi clinici, dall'infezione asintomatico alla malattia severa associata a un'elevata mortalità. Clostridium difficile è un patogeno sempre più comune sia all'interno che all'esterno dell'ospedale ed è responsabile di un ampio spettro di eventi clinici, dall'infezione asintomatico alla malattia severa associata a un'elevata mortalità.

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Razionale Scientifico | Infezione da Clostridioides Difficile...

Clostridium difficile è un patogeno sempre più comune sia all'interno che all'esterno dell'ospedale ed è responsabile di un ampio spettro di eventi clinici, dall'infezione asintomatico alla malattia severa associata a un'elevata mortalità.

Sebbene i metodi diagnostici siano notevolmente progrediti nel corso degli anni, l'algoritmo diagnostico ottimale è ancora dibattuto e non esiste un singolo test diagnostico che possa essere utilizzato come test indipendente. Inoltre, l'eterogeneità delle metodiche diagnostiche tra i vari centri, la mancanza di solidi sistemi di sorveglianza in tutti i Paesi e il ritardo diagnostico  spesso legato  alla mancanza di sospetto clinico nella comunità, ostacolano una valutazione più accurata delle dimensioni italiane  della malattia.

La migliore comprensione della fisiopatologia della infezione da Clostridium difficile (CDI) ha consentito alcuni progressi significativi nel suo trattamento, tra cui un uso più ampio di fidaxomicina, antibiotico appartenente alla classe degli antibatterici macrociclici che inibisce la sintesi dell’RNA da parte della RNA polimerasi batterica, il ricorso al trapianto di microbiota fecale per le recidive multiple e nuovi approcci, tra cui anticorpi monoclonali , già sviluppati o in via di sviluppo. Tuttavia, la gestione delle recidive di CDI e delle infezioni gravi rimane impegnativa e la domanda principale rimane come indirizzare al meglio questi trattamenti, spesso costosi.

L’incontro - caratterizzato da un approccio fortemente interattivo e riservato a specialisti - focalizza l’attenzione sugli aspetti epidemiologici, sulle linee guida internazionali, sull’approccio diagnostico e terapeutico, sui criteri d’impiego della fidaxomicina nella pratica clinica e sull’esperienza diretta dell’Istituto Scientifico San Raffaele e dell' Università Vita-Salute San Raffaele, con l'obiettivo generale di definire il profilo del paziente a maggior rischio di infezione grave e ricorrente da Clostridium Difficile.

Razionale Scientifico

Clostridium difficile è un patogeno sempre più comune sia all'interno che all'esterno dell'ospedale ed è responsabile di un ampio spettro di eventi clinici, dall'infezione asintomatico alla malattia severa associata a un'elevata mortalità.

Sebbene i metodi diagnostici siano notevolmente progrediti nel corso degli anni, l'algoritmo diagnostico ottimale è ancora dibattuto e non esiste un singolo test diagnostico che possa essere utilizzato come test indipendente. Inoltre, l'eterogeneità delle metodiche diagnostiche tra i vari centri, la mancanza di solidi sistemi di sorveglianza in tutti i Paesi e il ritardo diagnostico  spesso legato  alla mancanza di sospetto clinico nella comunità, ostacolano una valutazione più accurata delle dimensioni italiane  della malattia.

La migliore comprensione della fisiopatologia della infezione da Clostridium difficile (CDI) ha consentito alcuni progressi significativi nel suo trattamento, tra cui un uso più ampio di fidaxomicina, antibiotico appartenente alla classe degli antibatterici macrociclici che inibisce la sintesi dell’RNA da parte della RNA polimerasi batterica, il ricorso al trapianto di microbiota fecale per le recidive multiple e nuovi approcci, tra cui anticorpi monoclonali , già sviluppati o in via di sviluppo. Tuttavia, la gestione delle recidive di CDI e delle infezioni gravi rimane impegnativa e la domanda principale rimane come indirizzare al meglio questi trattamenti, spesso costosi.

L’incontro - caratterizzato da un approccio fortemente interattivo e riservato a specialisti - focalizza l’attenzione sugli aspetti epidemiologici, sulle linee guida internazionali, sull’approccio diagnostico e terapeutico, sui criteri d’impiego della fidaxomicina nella pratica clinica e sull’esperienza diretta dell’Istituto Scientifico San Raffaele e dell' Università Vita-Salute San Raffaele, con l'obiettivo generale di definire il profilo del paziente a maggior rischio di infezione grave e ricorrente da Clostridium Difficile.

Clostridium difficile è un patogeno sempre più comune sia all'interno che all'esterno dell'ospedale ed è responsabile di un ampio spettro di eventi clinici, dall'infezione asintomatico alla malattia severa associata a un'elevata mortalità.

Sebbene i metodi diagnostici siano notevolmente progrediti nel corso degli anni, l'algoritmo diagnostico ottimale è ancora dibattuto e non esiste un singolo test diagnostico che possa essere utilizzato come test indipendente. Inoltre, l'eterogeneità delle metodiche diagnostiche tra i vari centri, la mancanza di solidi sistemi di sorveglianza in tutti i Paesi e il ritardo diagnostico  spesso legato  alla mancanza di sospetto clinico nella comunità, ostacolano una valutazione più accurata delle dimensioni italiane  della malattia.

La migliore comprensione della fisiopatologia della infezione da Clostridium difficile (CDI) ha consentito alcuni progressi significativi nel suo trattamento, tra cui un uso più ampio di fidaxomicina, antibiotico appartenente alla classe degli antibatterici macrociclici che inibisce la sintesi dell’RNA da parte della RNA polimerasi batterica, il ricorso al trapianto di microbiota fecale per le recidive multiple e nuovi approcci, tra cui anticorpi monoclonali , già sviluppati o in via di sviluppo. Tuttavia, la gestione delle recidive di CDI e delle infezioni gravi rimane impegnativa e la domanda principale rimane come indirizzare al meglio questi trattamenti, spesso costosi.

L’incontro - caratterizzato da un approccio fortemente interattivo e riservato a specialisti - focalizza l’attenzione sugli aspetti epidemiologici, sulle linee guida internazionali, sull’approccio diagnostico e terapeutico, sui criteri d’impiego della fidaxomicina nella pratica clinica e sull’esperienza diretta dell’Istituto Scientifico San Raffaele e dell' Università Vita-Salute San Raffaele, con l'obiettivo generale di definire il profilo del paziente a maggior rischio di infezione grave e ricorrente da Clostridium Difficile.

ECM

N. crediti formativi: 4
ID ECM evento: 150-422773

Destinatari
Medico chirurgo specialista in: Geriatria, Malattie infettive, Medicina e chirurgia di accettazione e di urgenza, Medicina fisica e riabilitazione, Medicina interna, Chirurgia generale, Ortopedia e traumatologia, Microbiologia e virologia; Farmacista pubblico del SSN; Biologo


Ref. Elena Fiore
e-mail: elena.fiore@effetti.it

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