La Leucemia Mieloide Cronica (LMC) è una neoplasia mieloproliferativa che tipicamente ha un esordio in una fase cronica, che può però evolvere in una fase definita accelerata e, successivamente in una fase denominata crisi blastica.
Se in passato la LMC era considerata una emopatia inguaribile, le conoscenze in campo molecolare, portando alla comprensione delle cause biologiche di questa forma di leucemia, hanno permesso lo sviluppo di farmaci cosiddetti “intelligenti” in grado di eliminare selettivamente le cellule malate. Questi farmaci sono rappresentati dagli inibitori della tirosin-chinasi (TKI) che agiscono bloccando l’attività della proteina oncogenica BCR-ABL1 implicata nell’eziopatogenesi della malattia. L’avvento di questi farmaci ha rappresentato una vera svolta, riducendo notevolmente il rischio di progressione e migliorando la prognosi con un’aspettiva di vita sovrapponibile a quella della popolazione sana. Tuttavia, nonostante i vantaggi in termini di sopravvivenza, la maggiore tollerabilità e l’elevato tasso di risposta al trattamento, imatinib, che rappresenta il capostipite di questa classe di farmaci, non sempre risulta efficace, anche per la presenza di mutazioni che conferiscono resistenza al farmaco. Da qui, lo sviluppo di TKI di seconda generazione, molto più potenti nell’inibire la proteina BCR-ABL1 e l’azione di diverse altre chinasi con attività oncogenica e non.
N. crediti formativi: 4
ID ECM evento: 150-340184
Ref. Daniela Carrara
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