La pandemia Covid-19 ha messo sotto pressione tutti i sistemi sanitari, indipendentemente dalla loro tipologia e dalla loro struttura, indebolendo altresì il tradizionale contatto e la relazione medico-paziente. In questo contesto, anche in Italia la Telemedicina (TM) ha rappresentato una risposta quasi inevitabile per i servizi di assistenza sanitaria, risposta sostenuta da molti studi che hanno dimostrato come la TM non sia inferiore in termini di efficacia clinica e qualità della vita alle visite tradizionali, specialmente per le malattie croniche che richiedono frequenti controlli periodici. L’esempio più paradigmatico è quello del diabete (probabilmente – e non a caso - la prima patologia a cui è stato applicato anche il concetto di patient empowerment, a causa dell’importanza cruciale dello stile di vita dei pazienti e, quindi, del ruolo fondamentale del paziente stesso nella gestione della propria salute). Nell’ambito del programma scientifico, la tavola rotonda dedicata alle Best practices, metterà a confronto le esperienze condotte nell’ambito delle malattie infettive (HIV, Epatiti, COVID-19 in particolare) e del trapianto di fegato. 
Inoltre la TM risulterebbe anche costo-efficace dal punto di vista sia del sistema sanitario, sia della collettività, grazie ai ridotti costi diretti (sanitari) e indiretti (viaggi e assenze dal lavoro dei pazienti). Pur non rappresentando la soluzione cui ricorrere per qualsiasi situazione, la Telemedicina potrebbe contribuire ad offrire nel lungo periodo una sanità più efficiente e orientata al paziente, facilitando e velocizzando l’interazione tra pazienti e professionisti sanitari.