In epoca moderna abbiamo visto un notevole mutamento del rapporto medico-paziente, passato da una visione paternalistica ad una visione che privilegia l’autonomia del paziente. Alcune cause di ciò, sono da ricercarsi nel costante aumento del concetto di libertà individuale che, dalla rivoluzione americana e francese in poi, ha condotto a un incremento dell’autonomia individuale. Inoltre, il rapido sviluppo della medicina negli ultimi anni ha portato il medico a trattare farmacologicamente il paziente, più che a prendersene cura; le spinte sociali, hanno trasformato la medicina da fenomeno elitario a offerta di massa, con l’accesso di tutti al servizio sanitario pubblico. Vi è da aggiungere il riconoscimento del limite delle risorse della società: esse non sono infinite. Ciò ha spinto a riconsiderare il problema delle spese sanitarie.
Il tema proposto, vuole riflettere anche sul passaggio dal to cure al to care, che richiede di mettere in atto una relazione vera, le cui caratteristiche, almeno alcune, sono la possibilità di scelta, la competenza, la comunicazione, la compassione, la continuità, il non conflitto di interesse.
La relazione medico-paziente è chiamata a realizzare una vera e propria alleanza che abbia come scopo quello di perseguire il miglior bene possibile per il paziente. In essa sono coinvolte due libertà che vanno entrambe rispettate. Va ricordato che l’autonomia di ogni persona non è assoluta, ma storicamente segnata dal suo rapporto con gli altri. La nostra esperienza ci fa confrontare con loro fin dall’inizio della nostra esistenza: abbiamo ricevuto la vita da altri ed essa si rapporta con gli altri: la nostra identità personale è costitutivamente relazionale. La nostra libertà è quindi responsabile di fronte agli altri che ci precedono e con i quali siamo chiamati a vivere e a collaborare. Tutto questo è molto importante ricordarlo sempre e realizzarlo, anche a riguardo delle decisioni del fine vita (cfr. legge n. 219 del 2017 in materia di consenso informato e disposizioni anticipate di trattamento).
Vi è poi una considerazione finale sul rapporto tra salute e salvezza. Apparentemente, salute e salvezza sono due “esperienze” che sembrerebbero molto distanti l’una dall’altra. Tuttavia, non sono pochi quelli che, nel vissuto, finiscono per confonderle, se non per identificarle. In realtà, tra di esse si dà un rapporto che non è né di estraneità né di identità, ma che in prima battuta potrebbe essere indicato come di correlazione virtuosa.
In realtà, si vuole mostrare proprio la differenza e la qualità di tale rapporto.
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